
La sede attuale dell’Unione Corale Senese, dopo l’abbandono nel 1986 degli storici locali del Palazzo del Magnifico in via dei Pellegrini (ereditati dalla Società Corale Giuseppe Verdi), è presso la Chiesa di Santa Margherita in Castelvecchio, struttura costruita a metà del 1500 all’interno di un monastero, e per questo priva di facciata, poi inglobata dalla fabbrica ottocentesca dell’Istituto Pendola, nella stessa via Tommaso Pendola n.41.L’antica chiesa, intitolata alla santa martire Margherita d’Antiochia, sorge sulla collina di Castelvecchio, laddove la tradizione colloca la prima sede del vescovado senese. In questo luogo è attestata la presenza di una comunità monastica femminile di regola francescana fin dalla seconda metà del sec. XIII. Si ha notizia che Sisto IV nel 1473 diede licenza alle monache di costruire l’Oratorio, che nelle forme attuali risale tuttavia alla fine del sec. XVII; fu dedicato infatti dall’arcivescovo Leonardo Marsili il 24 febbraio 1693.
La chiesa è ad aula unica: entrando, la prima campata è coperta da una cantoria, mentre lo spazio centrale ha una volta a vela ribassata su pennacchi e il presbiterio è rettangolare con nicchia. Nel 1620 Giuseppe Boldrini e Paolo di Maestro Simone decorarono a stucco la parete dell’altare maggiore che fu a fine secolo restaurata dalla bottega di Giovanni Antonio Mazzuoli. E’ decorata da dipinti murali purtroppo in stato di precaria conservazione. Sulla fascia della volta verso l’ingresso sono leggibili gli affreschi di Giuseppe Nicola Nasini, realizzati nel 1693, raffiguranti la Maddalena, l’adorazione dei Pastori e un S. Girolamo; Annibale Mazzuoli dipinse invece gli affreschi della calotta centrale che raffigurano la gloria della Vergine e i pennacchi coi santi francescani: nella seconda fascia della volta verso l’altare realizza l’effige dei due santi teologi Bonaventura e Tommaso d’Aquino. Il refettorio è contraddistinto dalla tradizionale immagine dell’Ultima cena, affrescata da Bernardino Fungai alla fine del Quattrocento. Le tre lunette soprastanti, affrescate con Storie della Passione di Cristo, sono state attribuite al contemporaneo Biagio d’Antonio.
Nel 1821 la chiesa fu concessa come oratorio alla contrada della Pantera che l’ha utilizzata fino al 1957, provvedendo a dotarla di un cospicuo nucleo di arredi. Attualmente la Chiesa e le stanze annesse sono la sede della Corale.